lunedì 13 febbraio 2012

Terza lettera al premier: ovvero della monotonia di Monti

Lei, Presidente Monti, ha sostanzialmente definito monotono il posto fisso. Poi, aggredito dall'opinione pubblica per l'acume scientifico dell'intuizione, ha dichiarato, come al solito, di essere stato frainteso. Ebbene Lei, non ha tutti i torti. Essere nominato senatore a vita per meriti non ancora acquisiti, deve essere proprio una noia. Chiacchierare davanti a tavole capaci di soddisfare l'appetito dei commensali, che sparano spesso sciocchezze e luoghi comuni, deve essere di una noia mortale. Dire alla propria moglie se è preferibile spendere qualche migliaio di euro per un abito di Tizio piuttosto che di Caio per essere eleganti alla “prima” di non so che cosa, deve essere noioso in guisa mortale...

Decidere di passare le vacanze a Cortina o a Sankt Moritz deve essere veramente noioso. Fare una telefonata per raccomandare un figlio sapendo che all'altro capo del telefono c'è una persona che ha già deciso di dire sì, deve essere di una monotonia senza limiti. E così potremo citare per ore esempi siffatti e ciascun lettore di questa mia potrà aggiungerne a dismisura senza rischiare di annoiarsi.

Vede, caro Presidente, purtroppo quelli cui Lei si rivolgeva, per il 31% trova monotono cercare, e non trovare, alcun posto di lavoro. E nel restante 69%, la maggior parte dei giovani, trovano monotono, svegliarsi la mattina per andare al lavoro, non sapendo se, alla sera, torneranno a casa avendo ancora il monotono posto fisso. Sapesse quanti sarebbero felici se avessero il posto di Senatore a vita, posto fisso per eccellenza. Anche, credo, Carlo Rubbia e Dario Fo... Premi Nobel che secondo il nostro ineffabile Capo dello Stato non hanno illustrato la nazione come chi era «collegato» alla Goldman Sachs.

E quindi caro Presidente, continui pure. Provochi pure danni alla gente comune; sol che mi domando cosa succederà a Lei ed a quella scombiccherata compagnia di pseudo-parlamentari che la votano se questo popolo, scrotalmente parlando, inerme dovesse abbandonare l'uso, oggi in auge, del suicidio per disperazione e passare al farsi giustizia nei confronti di chi gli crea questa odiosa situazione. Pensa proprio che qualche manciata di magistrati colpiti da “inchinite acuta” e qualche decina di miglia di soldati e poliziotti sarebbero in grado di fermare decine di milioni di cittadini?

Da ultimo, volevo ricordaLe, che avendo anch'io avuto contatti con il mondo economico internazionale, tra le cause di non credibilità e inaffidabilità del Paese non mi hanno mai citato il cosiddetto articolo 18. Ma guarda un po'... Hanno citato piuttosto molti nomi che, oggi, siedono a tavola con Lei. A questo proposito La invito a ricordare che la famosa lettera della BCE la scrisse il governo Berlusconi. Il poveretto, non essendo, per nostra fortuna in grado di mettere in atto quella serie di corbellerie, chiese aiuto alla Bce che in materia è di certo molto esperta. Anzi, con Draghi, dovrebbe essere esperta soprattutto su come non far vedere i debiti nazionali. Altrimenti perché Draghi sarebbe stato oltre quattro anni alla Goldman? Data l'età a me resta la soluzione cinese: mi siedo sull'argine del fiume e aspetto. Dopo aver letto i Suoi articoli “corrieristici” pregni di tutto e del contrario di tutto, chissà che non si abbia occasione, dopo tanti anni, di rivederci. Con i migliori auguri.

Renato Ellero
renato.ellero@gmail.com

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