20 Gennaio 2011
Lettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Monti
Caro Presidente,
debbo sinceramente ammettere di essermi sbagliato. Sia ben chiaro che non L'ho mai giudicata il «salvatore della Patria», ma ritenevo che avrebbe in qualche modo rispettato il Suo passato. Non ho mai considerato preclusivo il fatto che in tanti parlassero di Lei come appartenente alla massoneria perché, purtroppo, nell'ambiente in cui viviamo, questa sembra essere condicio sine qua non per emergere.
Quindi il fatto che Lei sia massone o no per me rappresenta forse un fastidio estetico, ma nulla più. Più problematico appariva il fatto della Sua frequentazione di ambienti, come Goldman Sachs, dai quali non è mai venuto nulla di buono; ambienti nei quali la finanza è vissuta in guisa distorta, malata. Una finanza che non rispetta l'uomo, ma lo utilizza verso una finalità che vive in se stessa e di se stessa.
Questo appariva ai miei occhi un vero elemento negativo. Speravo, tuttavia, che il prezzo pagato a fronte di una possibile brutta figura, avrebbe in un certo senso fatto dimenticare tali rapporti e la loro nefanda influenza. Non dimentichi che ci è ben nota l'operazione greca da parte di Goldman Sachs e JP Morgan; personalmente ho sempre manifestato il mio profondo disprezzo per l'agire di queste due, diciamo così banche. Anche se i miei ricordi di quando contavo mi rappresentavano una figura di un Mario Monti molto disponibile e malleabile pur di essere nominato commissario europeo. Non dimentichi che allora ero nella stanza dei bottoni e ben ricordo coloro che entravano per lucidarli... Spero non pensi che mi sia bevuto la storiellina elargita dalla stampa sulla Sua nomina a senatore a vita finalizzata a darLe caratura politica. Tale nomina è l'evidente prezzo richiesto o offerto al fine di premiare il rischio di un insuccesso personale.
Suvvia, Presidente, non vorrà farmi credere che Lei era meritevole di tale onore, quando l'unico ed assoluto dominatore della classifica si chiama Carlo Rubbia, premio nobel per la fisica, e l'unico (e sottolineo l'unico) italiano chiamato a ricoprire incarichi internazionali nel suo settore per soli meriti scientifici e non per, pur legittime, manovre di corridoio fatte col bilancino. Ciò non toglie che Lei sia, magari, più titolato di qualche altro personaggio che ha avuto tale nomina. Sol che questo non toglie il fatto che mai Lei sarebbe stato nominato senatore a vita se non avesse accettato un incarico che potrebbe ingenerare nel futuro uno stato piuttosto iracondo da parte dei cittadini italiani.
Orbene, se noi leggiamo le richieste pervenuteci dall'Europa, segnatamente da Germania e Francia, non appartenendo alla razza degli asini, notiamo una certa attenzione ai «tagli» e alla «distruzione» dei cosiddetti apparati corporativi borghesi tradizionali e degli ammortizzatori sociali, a fronte di una approssimativa e generica richiesta di una maggior propulsione sul piano economico. Va sottolineato che sempre sul piano economico la produzione italiana «incoccia» di sovente la produzione tedesca e francese. Ma si è mai visto qualcuno che spinge il concorrente ad aumentare la sua capacità di «danno»?
É solarmente evidente che Germania e Francia non hanno alcun interesse a che l'Italia aumenti la propria capacità produttiva non solo perché è concorrente sui mercati stranieri, ma anche perché rappresenta un freno alle importazioni nel nostro Paese da parte dei due stati or ora citati. Ciò che li preoccupa è lo stato dei conti italiani perché la continuazione di tale situazione, o addirittura l'aggravamento, porterebbe, credo, inevitabilmente ad un contagio delle economie francese e tedesca (meno forte di quel che vuole apparire) con un autentico crollo della cosiddetta eurozona.
L'ex premier Silvio Berlusconi era ritenuto, insieme al suo governo e all'apparato che gli sta attorno, impresentabile da un lato, e dall'altro il favore presso il popolo italiano, pur pesantemente decrescente, veniva visto con grande preoccupazione. La conseguenza era ed è ovvia; l'Italia deve avere un governo che realizzi le «necessità» franco-tedesche. Certo Lei è uomo conosciuto nel «ristretto» ambito finanziario in cui si decidono cinicamente le sorti della gente comune: incline questa a credere a tutte le frottole che giornali e giornalisti proni davanti al potere, ammanniscono loro). E senz'altro Lei è dotato di uno stile di tipo anglosassone, e noto anche in Italia ad un pubblico meno tecnico perché essendo uomo “Corriere della Sera”, ha una pubblicità certo più ampia di chi scrive sul giornale della parrocchia.
Su questo set, signor Presidente, si svolge il film, non dico dell'orrore, ma certo drammatico, di cui Mario Monti diventa attore principale e il capo dello Stato Giorgio Napolitano recepisce le spinte, la persuasione «diplomatica» di Francia, Germania e Stati Uniti. Caro Presidente, un uomo che si sia manifestato rispettoso del potere politico come Lei negli anni in cui è stato commissario europeo, (e nel contempo con solidi legami col mondo finanziario statunitense essendo legato alla Goldman Sachs), è una rarità. Anzi, con simili caratteristiche c'è solo Mario Draghi, ma era già occupato.
Ebbene Lei ha dimostrato di meritare la loro fiducia. I provvedimenti a favore della ripresa sono in verità dei vuoti tentativi di fingere un aiuto ad essa ed alla occupazione giovanile. Non parlerò di pensioni che certo vanno modificate, ma con scadenze economicamente e psicologicamente diverse. É inutile che la professoressa Elsa Fornero, ministro del welfare, pianga: ragioni la Fornero piuttosto sulle reazioni possibili. Guardi al 1994 quando Lamberto Dini propose la famosa riforma. Io fui uno dei pochi parlamentari che ebbe il «fegato» di affrontare la platea della CGIL con uno scontro frontale. E non mi portavo la polizia. Mi resi tuttavia conto in quella situazione che il problema pensioni non può essere affrontato con la mannaia. Si tratta di persone anziane che hanno lavorato per decenni e che, spesso a causa del tipo di lavoro, incorrono in una vecchiaia precoce.
Certo a Lei non interessa. Ed infatti non ha la maturità e la sensibilità che deve avere il capo di un governo se non vuole lasciare dietro di sé solo macerie. Ma voglio soffermarmi su pochi punti i quali dimostrano che Lei non è idoneo a ricoprire l'incarico attuale. Al di là delle mai chiarite (e questa è una colpa) accuse di essere legato alla massoneria (cosa che non turba i miei sonni) Lei deve rispondere al popolo italiano, non ad un parlamento squalificato, culturalmente inesistente, moralmente offensivo con le veroniche dei suoi componenti. E a questo popolo Lei deve spiegare le ragioni per cui abbiamo tre ministri «banchieri» ed un vice-ministro pure. Due ministri ed il vice-ministro provengono dalla medesima banca. Primo fra tutti c'è il responsabile del superdicastero allo sviluppo, alle infrastrutture e ai trasporti (ex amministratore delegato di Banca Intesa) Corrado Pàssera sarà ricordato innanzitutto per quei meravigliosi prodotti finanziari con i quali ha certamente avvantaggiato le Poste, ma senza dubbio alcuno non ha provocato benefici ai clienti. Ci furono molte polemiche allora (anche televisive), che certo Lei, troppo preso dagli incontri ristretti della sua vita, non ricorda. Male, molto male, Lei deve governare anche quelli che del periodo Pàssera non hanno certo un bel ricordo. Ma c'è qualcosa di molto più grave. Quando è emerso il «giochino» fiscale di Unicredit ed è stato incriminato l'ex amministratore delegato Sandro Profumo, è stato dalla stampa indicata anche Banca Intesa come partecipe di quelle operazioni. Ergo, se ciò fosse vero Pàssera dovrebbe essere indagato. Quali accertamenti ha fatto, o meglio fatto fare alla Guardia di Finanza per accertare la verità delle affermazioni della stampa, tra l'altro proprio quella specializzata? Oppure si ritiene di coprire, con il corto e laido mantello del potere, la verità? Noi cittadini abbiamo il diritto di essere informati da una commissione indipendente. E non è finita.
Sui giornali è apparsa la notizia che il buon Pàssera avrebbe scudato, con buona pace della segretezza, ben sette milioni di euro. Sempre i giornali riportano le risposte che avrebbe dato Pàssera: “erano risparmi della mia famiglia”. Tutto ciò è vero? E come spiega la correttezza di Pàssera, ex consigliere delegato di Banca Intesa, che raggiunge un accordo con l'Agenzia delle Entrate a saldo evasioni fiscali per 270 milioni di euro?
No, no, caro Presidente così non va. Non ho letto smentite di Pàssera né sui sette milioni, né sui risparmi di famiglia. Or dunque una tal risposta val bene per un privato, ma assolutamente è inaccettabile per un ministro che giura di servire la Repubblica. Questo è un punto che va chiarito con documentazione chiara e incontrovertibile. É vero o no? Se non è vero perché Pàssera ha lasciato sorgere e metter radici a questa notizia? Si ricordi che il «sovrano» è il popolo, non Berlusconi, Bersani, Casini e via dicendo, né tanto meno Napolitano. E un popolo, se si rende conto che è «sovrano» ha la forza del mare che nella sua furia travolge tutto.
Ebbene nominare Pàssera, sulla base di tali situazioni personali non chiarite, è un'offesa a noi cittadini in genere, ai pensionati «normali», ai lavoratori in cassa integrazione e non, agli impiegati di qualsivoglia categoria, insomma alla quasi totalità del popolo italiano. Perché è importante conoscere la verità sul problema posto da quei sette milioni di euro scudati, e stando alla stampa, confermati? Vede se Tizio commette un delitto ed il Capo dello Stato gli concede la grazia, Tizio non va in carcere, ma resta comunque marchiato dal fatto reato commesso. Orbene, l'esportazione illecita di capitali è un fatto illecito e lo scudo, al 5% atto di pura criminalità socio-politica, non cancella il fatto illecito in sé. É evidente, quindi, che il problema va posto e risolto con un chiarimento che non può essere dato dalle mere parole di Passera.
A questo proposito, collateralmente, vorrei che il cardinale Angelo Bagnasco che ha invitato Pàssera a Todi tra le personalità cattoliche di rilievo e che dovrebbero dare nuova linfa al mondo cattolico nella vita politica, avesse il coraggio di andare a fare l'omelia sui mercanti cacciati dal tempio in una fabbrica di operai in cassa integrazione. Sarebbe certo una situazione, come dire, curiosamente divertente.
Altro aspetto francamente inverecondo è quello relativo ai depositi in Svizzera. Perché il governo non accelera sull'intesa con la Confederazione Elvetica per una tassazione da girare al Bel Paese dei conti detenuti Oltralpe dai ricconi italiani? Dalle retrovie della politica l'entourage del ministro ai rapporti col parlamento Piero Giarda invita tutti a leggere un certo articolo sul Corriere della Sera. Articolo che dovrebbe spiegare le ragioni dell'immobilismo italiano. Va premesso che il Corriere non è il Vangelo, ma, anzi, ospita una pletora di articolisti di professione lustrascarpe che provengono dalle più disperate origini politiche e massoniche (si ricorda vero il periodo Ortolani?).
Ora questo servizio lo abbiamo letto e francamente l'invito da parte di un ministro a leggere il Corriere dei Piccoli mi fa molto pensare alla capacità di questi di ricoprire, a spese nostre e sulle nostre spalle, quell'incarico. Sulla base di quel ragionamento noi non dovremmo imitare Germania e Inghilterra, le uniche che contano in Europa insieme alla Francia, ma l'accozzaglia di paesucoli sempre e solo pronti a chiedere soldi per tener in vita i loro conti? Il ragionamento in buona sostanza, per chi ci legge è questo. Tizio, abita nel condominio Alfa, e scopre che la moglie soddisfa in quantità rilevante gli appetiti sessuali di svariati maschietti delle più disparate qualità e razze. Egli furioso decide di cacciarla di casa e di separarsi dalla stessa. Questa non si oppone e si dichiara disponibile. Ma nel condominio gli altri condomini, sospettano che anche le loro mogli possano trastullarsi con altri maschietti e gli dicono di aspettare che anche loro prendano delle decisioni. Così, Tizio non solo se ne sta in tranquilla attesa che le sue cornee protuberanze frontali crescano e ramifichino, ma, anzi, apre pure la porta a nerburiti giovanotti indicando magari, per accontentare i colleghi condomini, la porta d'accesso al sito ove si consumano le atletiche congiunzioni sessuali.
Caro Presidente, certi ragionamenti forse sono simpatici a Lei ed ai suoi amici, a noi, comuni mortali, no. Vede la Presidente della Confederazione Elvetica, rispondendo qualche tempo fa ad un giornalista che le chiedeva come mai l'ex ministro dell'economia Giulio Tremonti non volesse chiudere un accordo come la Germania e l'Inghilterra, rispose, con malizia, che evidentemente il Ministro Giulio Tremonti non voleva chiudere un accordo per i suoi interessi. Non credo, (posso sbagliare), suoi personali; credo che la Presidente si riferisse a quelli dei suoi conoscenti. Io non conosco i nomi degli «esportatori» ma la Presidente si. Vede Presidente Monti, Lei avrebbe una casa in Engladina che, guarda caso è in Svizzera. Questo non è un problema, ma è Lei che deve dimostrare di non avere interesse a proteggere sé o suoi amici. Noi abbiamo il diritto di pretendere non tanto una risposta, quanto una risposta con relativa prova. La moglie di Cesare non è al di sopra di ogni sospetto come persone, qual lei è, vogliano far credere. Correttamente, è la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto. Questo ha ben altro significato. Si guardi bene quella grave lesione sociale che lei ha realizzato con l'Imu. La seconda o terza casa che sia, in genere non sono abitazioni a disposizione dei piaceri del proprietario (come credo la sua in Engladina) ma sono investimenti, spesso supportati da mutui ben pagati, per crearsi una piccola rendita visto che aver fiducia nell'assistenza dello Stato nella vecchiaia, ancor meglio dopo di Lei e della signora Fornero, appare arduo e sciocco. Ebbene, l'entità dell'Imu che lei ha previsto è un delitto sociale che qualcuno un giorno non lontano dovrà pur pagare.
Spero sia Lei e qualche membro del suo governo a doverne rispondere perché, spesso sono i successori a dover pagare i debiti per le azioni malvagie dei predecessori. Ma come posso giudicare se non con senso di fastidio un governo che colpisce i poveretti sulle pensioni per risparmiare quello scempio dato dal «regalo» che Berlusconi si è fatto con le frequenze Tv? Queste sono nostre, ha capito Monti? Sono nostre e Lei non può permettersi che qualcuno ci derubi dei nostri averi. Ma a dimostrazione della fondatezza del mio pesantissimo giudizio nei Suoi confronti richiamo due fatti. Uno, sulla possibilità della revoca dell'auto-regalo di Berlusconi, l'onorevole Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha dichiarato che si rimette in discussione il governo. Tralascio ogni commento. Due, Pàssera nomina Paolo Romani, il già ministro allo sviluppo che ci ha materialmente sottratto le frequenza, rappresentante personale di Pàssera medesimo in Iraq e Afghanistan. Non so se l'ex ad di Banca Intesa abbia l'intenzione di farci morire dalle risa. Ma che cosa c'entrano questi due paesi? Perché non nominare Romani in Burundi, Costa d'Avorio e Burkina Faso? Il fatto è che Romani deve star lì a presidiare e difendere gli interessi televisivi del suo «padrone» e a sorvegliare che questo governo non ci restituisca le «nostre» frequenze. In questo contesto ricordo che un “ordine del giorno” votato dal parlamento col quale si auspica la messa all'asta delle frequenze oggetto del cadeau a Rai e a Mediaset non ha alcune valenza obbligatoria. Caro Monti, si ricordi che è inutile darsi un contegno esterno se questo non corrisponde alla sostanza.
Quando io fui parlamentare, per servire (io sì) il Paese, rinunciai alla Corte Costituzionale. Lei certo non ad uno scranno senatoriale a vita che francamente non mi convince. Rubbia... Rubbia... Un nobel negletto caro Presidente della Repubblica non fa certo onore alle istituzioni. A questo proposito visto che il Capo dello Stato ha dichiarato che debbono sacrificarsi anche i meno abbienti, non sarebbe opportuno che Giorgio Napolitano rinunciasse ad almeno metà del suo assegno?
Ora Monti, questa lettera è a Lei diretta, ma poiché nella mia vita ho avuto sempre cura di non avere scheletri nel mio armadio intendo renderla, com'è mio diritto, pubblica. Tutti debbono sapere in che mani siamo. Quanto a Pierferdinando Casini, dominus dell'Udc, che tanto La sostiene, è quel personaggio che, caltagironianamente parlando, non può aver ricevuto tangenti nella sede del suo partito, solo perché non ha un ufficio personale. Anche qui tralascio ogni commento. Cari italiani che leggete questa mia, continuate a votare questa gente, continuate, continuate... ma non lamentatevi. Non ne avete il diritto. Io invece sì; e poiché non voglio favori, né temo attacchi, esprimerò sempre le mie opinioni affinché nessuno possa dire, “non sapevo, nessuno me lo ha detto”. Caro Presidente, auguri, se ne ha bisogno, ma sappia che questa mia è la prima, ma non sarà l'ultima.
Renato Ellerorenato.ellero@gmail.com
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